venerdì 5 marzo 2021

IL PARCO DELLA CITTA’METROPOLITANA: LA NOSTRA NEW GENERATION EU

 IL PARCO DELLA CITTA’METROPOLITANA:

LA NOSTRA NEW GENERATION EU



LETTERA APERTA

DA: ROBECCO FUTURA – Gruppo Consigliare Robecco sul Naviglio (Mi)

A: Sen. Massimo Garavaglia – Ministro Del Turismo

Dott. Giuseppe Sala – Sindaco città metropolitana Milano

Ai Sig. Sindaci e Consiglieri Comunali dei seguenti comuni dell’ambito 8 della città metropolitana di Milano: ABBIATEGRASSO, ALBAIRATE, ARLUNO, BAREGGIO, BESATE, BOFFALORA SOPRA TICINO, BUBBIANO, CALVIGNASCO, CASOREZZO, CASSINETTA DI LUGAGNANO, CISLIANO, CORBETTA, GAGGIANO, GUDO VISCONTI, MAGENTA, MARCALLO CON CASONE, MESERO, MORIMONDO, MOTTA VISCONTI, NOVIGLIO, OSSONA, OZZERO, ROBECCO SUL NAVIGLIO, ROSATE, SANTO STEFANO TICINO,SEDRIANO, VERMEZZO CON ZELO, VITTUONE



IL PARCO DELLA CITTA’METROPOLITANA:

LA NOSTRA NEW GENERATION EU




SOMMARIO

L’opportunità che l’Europa ci ha messo a disposizione attraverso il così detto New Generation E.U., proprio perché rivolto alle future generazioni, non può lasciarci indifferenti. Le macro proposte da portare in Europa per avere i fondi da investire toccano allo Stato centrale che poi dovrà decidere come e dove spenderli. Ecco perché, a nostro modo di vedere, non dobbiamo farci trovare impreparati come territorio e mettere in campo una progettualità generale per il futuro dello stesso, con una serie di proposte che devono caratterizzarlo. Questa proposta che ci sentiamo di condividere con tutti i rappresentanti attuali del territorio e i prossimi che andranno a elezioni in primavera, vuole sostanzialmente coinvolgere tutti i comuni del nostro ambito metropolitano, aprire una franca e serena discussione al fine di trovare proposte concrete da sottoporre poi agli organi competenti con lo scopo di convogliare le risorse per la loro realizzazione su progetti sviluppati da chi il territorio lo vive e ne conosce le peculiarità.
PREMESSA
Sappiamo benissimo che la pandemia, ancora in essere, assorbe molto tempo ai Sindaci, come siamo coscienti dei mille aspetti amministrativi che gli stessi devono affrontare con carenza di risorse sopperita da molta buona volontà ma la Politica non può delegare il proprio ruolo. È proprio nei momenti di difficoltà che occorre saper reagire e guardare avanti con fiducia e soprattutto farsi trovare pronti per ripartire e infondere fiducia anche ai nostri concittadini. Noi crediamo che l’opportunità che abbiamo davanti non può essere sprecata e perciò, molto modestamente, ci sentiamo di fare alcune proposte che naturalmente potranno e dovranno essere ampliate e rinforzate di contenuti tecnici specifici. Naturalmente vi sono alcuni comuni che, pur non rientrando nell’ambito 8, possono e devono partecipare a questa avventura come ad es. Bernate Ticino e Cuggiono o altri paesi limitrofi dell’asta dei navigli.
La nostra lista politica Robecco Futura è consapevole delle enormi capacità e peculiarità che il nostro territorio ha e perciò ritiene che sia giunto il momento che i rappresentanti dei comuni si ritrovino al più presto per dare corpo a questa iniziativa. Una strategia di medio-lungo periodo di cui abbiamo assoluta necessità; una visione condivisa, necessaria per innescare una responsabilità collettiva cittadini-istituzioni territoriali a discapito di interessi di parte e di breve termine. Ci rivolgiamo anche ai cittadini, alle imprese, alla collettività tutta perché i cittadini non possono abdicare al loro ruolo nella politica e anche loro si devono sentire responsabili di questo progetto che riguarderà l’avvenire di tutti. Sartre:” è vero che non sei responsabile di ciò che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei”.
Il Neoministro del Turismo Massimo Garavaglia, uomo del nostro territorio, in un passaggio dell’intervista al Corsera del 20 febbraio u.s. alla domanda:” È utile un messaggio unico per un paese che ha offerte tanto diverse?”, risponde:” non si tratta di rendere tutto uguale, anzi: va valorizzato il territorio, vanno fatti conoscere i tesori locali nascosti anche utilizzando i nuovi media, la Rete…”.
CONSIDERAZIONI GENERALI
La riflessione nasce dall’ultima statistica sulla vivibilità delle città italiane pubblicata dal Sole 24 ore del dicembre 2019, prima che scoppiasse la pandemia che vedeva Milano per il secondo anno consecutivo in testa alla classifica. L’ex metropoli industriale, “grigia, fredda e in decadenza è ora meta turistica e calamita di forze, energie e cervelli, internazionale, aperta e contemporanea”, come ama dire il Sindaco Sala. Un momento magico che vede Milano prima nella categoria affari e lavoro, seconda alla voce ricchezza e consumi, terza per cultura e tempo libero; in più Milano ospita un terzo delle multinazionali del paese e la sua popolazione continua ad aumentare superando la soglia di 1,4 milioni di abitanti. Certo non è tutto oro quello che luccica e per stessa ammissione del suo sindaco, Milano deve ancora risolvere problemi fondamentali quali la lotta all’ingiustizia sociale, alla criminalità organizzata, in particolare lo spaccio di stupefacenti e il degrado delle periferie che, una volta sistemate, vi è la probabilità che si spostino verso l’esterno col rischio che sarà il nostro territorio a diventare la periferia della metropoli a meno che non ci decidiamo ad invertire la rotta come ha fatto Milano nel decennio appena passato. Certo i dati del dicembre 2020 della stessa classifica del Sole 24 ore, dopo un anno di pandemia, vedono Milano perdere competitività e scivolare nella stessa classifica al dodicesimo posto sulla qualità della vita, a partire dagli spazi abitativi e conseguente diminuzione di popolazione che cerca rifugio proprio nell’hinterland milanese.
Ebbene, se è vero che facciamo parte della Città Metropolitana Milanese, dobbiamo avere gli stessi diritti e gli stessi doveri della grande città che ha saputo, nonostante il peggioramento in classifica, rigenerarsi e porsi all’attenzione del mondo intero come città multiculturale di alto livello e come laboratorio per attrarre nuove risorse. E noi invece? Analizzando solo alcuni dati possiamo vedere come all’interno della città metropolitana la nostra zona, ossia l’ambito n. 8 della stessa cui faremo riferimento più avanti, sia rimasta indietro: la popolazione di Milano è aumentata negli ultimi dieci anni fino ad arrivare a 1,4 milioni di persone, ad es. a Robecco, (usiamo il nostro comune come parametro, ognuno lo potrà fare per il proprio) ha perso abitanti fino ad a arrivare al 31/12/2019 a 6805 abitanti (eravamo 6762 nel 2018, un piccolo incremento di 43 persone, dovuto quasi tutto all’aumento di stranieri, in maggioranza donne ossia badanti ma con un ulteriore saldo negativo di meno undici tra nati e morti; i dati al 31 dicembre 2020 registrano ancora una piccola diminuzione rispetto al 2019, posizionandosi a 6.800 abitanti, con un saldo negativo di meno 25 tra nati e morti anche se in parte dovuti al Covid), mentre il piano regolatore prevedeva una crescita della popolazione fino a circa 10.000 abitanti. I prezzi delle case aumentano continuamente a Milano, dove ad es. la ricerca dei bilocali supera del 20% l’offerta, mentre da noi diminuiscono, gli affitti delle case pure, l’occupazione a Milano aumenta mentre nel nostro ambito si va sempre più verso una deindustrializzazione senza precedenti. Crediamo che bastino questi pochi dati per poter affermare che i tempi sono maturi per, prima di tutto, far crescere una cultura metropolitana a tutto tondo con la consapevolezza da parte di tutti i cittadini della stessa di avere pari dignità, pari diritti e pari doveri di quelli di Milano, secondariamente di avere le stesse opportunità, seppur sotto forme diverse di quelle che si sono riversate su Milano. Mentre quasi sempre i diritti sono scontati, i doveri e le opportunità no e allora bisogna assolutamente, come ha fatto la città di Milano, darsi da fare per rigenerare tutto il nostro territorio Magentino-Abbiatense che comprende il nostro ambito 8 con i suoi 28 comuni che la stessa Città Metropolitana classifica come: TERRA DI AGRICOLTURA TRA TRADIZIONE E FRUIZIONE. 360,44 KMQ, 215.784 abitanti, 50.690 addetti (dati al 2017), con un territorio per il 70 % agricolo contro il 2% dell’intera città metropolitana. La città metropolitana conta 133 comuni per un’estensione di 1.575 kmq., con oltre tre milioni di abitanti è la terza area più popolata d’Europa dopo Londra e Parigi, con densità abitativa di 2.062 abitanti per kmq.
A Milano il fermento è evidente e la capacità di realizzazione pure, basti pensare all’ex area Expo, che prevede la creazione di un’eco sistema dell’innovazione, con la presenza di un campus universitario, ossia le sette facoltà scientifiche della Statale, il centro di ricerca pubblico Human Technopole, che a regime prevede 1.200 ricercatori e un grande ospedale come il Galeazzi che fa anche ricerca universitaria, già in fase di costruzione con 600 posti letto e sarà pronto nel 2021. Numeri che fanno spavento solo a citarli ma che stanno trovando posto in un’area che si trova a solo quindici km. da noi in linea d’aria e dopo quattro fermate partendo dalla stazione di Magenta, ossia Rho-Fiera. A questo proposito, Arexpo non sarà più solo Mind, ossia il grande progetto di riqualificazione da un milione di metri quadrati dell’ex area Expo, ma allargherà il suo campo di rigenerazione alle aree dismesse in tutta la Lombardia, dagli spazi demaniali, ai vecchi ospedali, agli edifici abbandonati. A stabilirlo è una legge regionale sulla rigenerazione (come ritorna questo temine) approvata a novembre. Arexpo, società a capitale pubblico, diventerà “la cassetta degli attrezzi” degli enti pubblici lombardi che devono ripensare e quindi rigenerare spazi abbandonati e curare le mille ferite del territorio. Sembra che già molti enti pubblici si siano rivolti ad Arexpò, per rigenerare le aree di cui molti da fuori Milano città. Per non parlare delle riqualificazioni urbane che sono avvenute, stanno avvenendo e verranno fatte, basti pensare alle aree attorno alle storiche stazioni ferroviarie. Ma si sa, ogni medaglia ha il suo rovescio e Milano, prima o poi pagherà, probabilmente, questa scelta milanocentrica e così come è successo negli anni Ottanta, i cittadini di Milano, complice, purtroppo, il Covid 19 venderanno le loro case, che nel frattempo si saranno rivalutate molto e col ricavato della vendita di un semplice appartamento si compreranno una villa all’esterno della cintura della città. Molti non potranno più permettersi di abitarvi, soprattutto i giovani e le famiglie, la città sarà sempre più cara e molti vorranno, anche per scelta e non solo per motivi economici, venire ad abitare fuori per una vita più tranquilla e bucolica. Del resto, questo sta già avvenendo a Parigi, dove il prezzo del successo si sta già pagando. In cinque anni la città ha perso oltre 50.000 abitanti per il prezzo alle stelle delle case e del costo della vita.
Nel discorso di fine anno, il Presidente Mattarella ha chiesto a tutti i cittadini italiani di cambiare passo, se vogliamo ricostruire una vera ripartenza e con Carlo Emilio Gadda che vedeva nel vizio tipicamente italiano il “denigramento di noi stessi”, ha avvertito: ” la fiducia con cui si guarda da fuori al nostro paese, deve indurci ad averne più in noi stessi, per dar corpo alla speranza in un futuro migliore”. Così come ha richiamato una nuova stagione dei diritti e dei doveri, cui tutti dobbiamo sentirci interpreti e soprattutto più spazio ai giovani. Insomma, diciamo noi, un netto bisogno di futuro, di speranza; che esso ci riservi qualcosa di meglio di quel che viviamo nel quotidiano. Per uscire da questa impasse di gestione dell’ordinario, è necessario aver voglia di ridisegnare la vita collettiva e la sua struttura nella composizione sociale ma soprattutto quella urbana che è rimasta nel nostro territorio compressa e decadente: rigenerarsi appunto. Spesso, per problemi umanitari, per sensibilità o per pura carità che quando ci sfugge di mano, parafrasando San Paolo diventa pelosa, giustamente riversiamo molte risorse municipali per andare incontro ai più bisognosi trascurando e riducendo l’attenzione a quello che è il compito della Politica che con coraggio e fiducia deve guardare al futuro; deve avere un afflato ampio e lungimirante. Non possiamo più continuare a trascurare l’aspetto urbanistico delle nostre città e del nostro territorio perché vivere in un contesto salutare, fecondo, bello ( la bellezza è un’arma formidabile di rilancio, a volte i costi sono uguali facendo cose brutte o belle e la bellezza perché sia tale non deve essere meramente soggettiva ma riconosciuta dai più e in particolare dagli esperti) , tecnologicamente avanzato, accogliente e umanamente consono ai valori di civiltà comunemente costruiti in secoli di storia, non può che essere un grande momento di aggregazione e inclusione sociale. L’urbanistica e l’uomo da sempre vanno a braccetto, non possiamo scindere i luoghi in cui viviamo dalla vita che viviamo e perciò dobbiamo assolutamente renderci conto che per avere una nuova vita futura occorre rigenerare il contesto in cui viviamo e diventare attrattivi al fine di generare quella ricchezza, non fine a sé stessa ma quella ricchezza sociale che deve stare alla base di una società solidale e umanamente possibile. Uno dei punti essenziali è il piagnisteo, perché se è vero che i Comuni sono stati in questi anni penalizzati, è anche vero che ci sono a disposizione fondi europei, statali e regionali che non vengono spesi o spesi male. Il Parlamento Europeo ha stanziato 1000 miliardi per i prossimi dieci anni, per l’Italia 4,8 miliardi per il Green Deal Europeo, mentre nella penultima finanziaria ad es., la così detta norma Fraccaro mette a disposizione 500 milioni di euro per i comuni che vorranno investire nelle opere e infrastrutture legate alla sostenibilità ambientale. Una sorta di Green new Deal comunale cui attingere per poter comperare ad es. bus elettrici, e quello di Robecco ad es. ha già parecchi anni, pannelli solari sui tetti, arredi urbani a basso impatto ambientale e sistemi di monitoraggio per il rilevamento delle emissioni, isole ecologiche intelligenti, impianti di illuminazione a led, abbattimento di barriere architettoniche, bonifiche di aree urbane ecc. I finanziamenti verranno assegnati ai comuni in base agli abitanti e vanno da un minimo di 50 ad un massimo di 250,000 euro. Perché allora non approfittarne? A Robecco e d’intorno non c’è nulla da fare? Se teniamo conto, inoltre, dei dettami del Manifesto di Assisi, che intende promuovere un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica, non possiamo più rimanere indifferenti- Perché allora non aderire (già in 1600 tra comuni ed associazioni hanno aderito)? Questo manifesto non è un libro dei sogni ma la concreta possibilità per contribuire, ciascuno nel proprio ambito, al miglioramento sociale e ambientale del nostro paese. Del resto, i cittadini sono ormai, a prescindere del colore politico, molto sensibili a questi temi, tanto che dopo il lavoro vedono nella sostenibilità ambientale il secondo tema più importante per le loro vite. E in più ora che abbiamo il Recovery Fund, non abbiamo più scuse per invertire la rotta.
Un altro tema ci tocca da vicino; non possiamo esimerci dal mettere in conto che saremo sempre più una società multi etnica e anche nella nostra comunità, da una piccola indagine che ognuno può facilmente fare, emerge come vi sia la necessità di lavoratori che svolgano alcune mansioni che i nostri connazionali, che si lamentano a torto del lavoro loro sottratto, mai si adatterebbero a fare; sono mansioni ormai riservate solo agli immigrati come le badanti o i famigli in agricoltura o in certa industria. Se la popolazione straniera in Italia nel 2018 è di 5,255 milioni, dati Istat, pari al 8,7% del totale (Svizzera 25%, Germania 11.7), a Robecco siamo intorno al 4,5%, dati 2019 (340 persone, 148 maschi e 192 femmine, di cui 55 dall’Ucraina, 40 dalla Romania, 24 dal Marocco, 32 Egitto, 14 Equador, 11 Bulgaria, 15 Albania, 12 Moldavia per citare i più numerosi- 357 dati 2020).Se non ci fossero nemmeno questi immigrati saremmo davvero messi male. Per non parlare dell’emigrazione giovanile, di cui non ci si occupa mai che vede nel nostro piccolo più di trenta giovani, che dal 2000 sono a lavorare all’estero, soprattutto laureati che ricoprono importanti incarichi lavorativi. Anche su questo tema non occorre più vivere di slogan e di false percezioni, per non parlare di pregiudizi ma affrontare il problema creando anche nella politica locale le opportunità per avere in futuro mano d’opera qualificata e sempre più integrata. Dobbiamo anche qui scegliere se governarla o subirla.
Ecco allora la dote maggiore della politica, anche quella locale: la lungimiranza di guardare al futuro e intravedere ciò che potrà accadere fra dieci o venti anni, ben sapendo che gli stessi attori che mettono sulla carta questi progetti, a volte rischiano di non vederli realizzati con loro stessi nel ruolo di comando. Non dobbiamo aspettare che la politica nazionale ci dia una mano, ben venga se arriva, ma anche noi abbiamo il dovere di ricordare, prima di tutto a noi stessi, che la somma di comunità ben gestite e amministrate che si aprono al futuro con fiducia, non possono che creare nell’insieme un’Italia e un’Europa migliore.
Il territorio di quest’area è per il 70% della sua estensione utilizzato a fini agricoli, di cui buona parte compresi nell’ambito del Parco del Ticino e Parco Sud che connotano fortemente l’identità di questo territorio; se poi aggiungiamo il sistema Navigli, risulta chiaro che la vocazione di buona parte di questo ambito si trova in una posizione unica da un punto di vista ambientale. Certo non possiamo negare che il nostro territorio abbia subito negli anni alcuni scempi, quali una serie di capannoni dismessi o alcune lottizzazioni disordinate, ma tutto sommato possiamo dire di avere a disposizione ancora una grande fetta di verde e di paesaggi straordinari, modellati dalla sapiente mano dell’uomo che è riuscito nel corso dei secoli a regalarci alcuni monumenti, ville storiche, castelli, molini, ecc., che completano un quadro davvero ricco e unico.
È chiaro che il nostro punto di riferimento era e resta il capoluogo di questa città metropolitana, ossia Milano, e proprio con questa realtà ci dobbiamo confrontare ogni giorno ma non possiamo e non dobbiamo più essere Milanocentrici ma mettere sul piatto della bilancia un PROGETTO per il futuro di questo territorio. PROGETTO che non potrà non tener conto della nuova mentalità cambiata che ha visto nascere il MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA, a cui dobbiamo necessariamente far riferimento, soprattutto per le opere infrastrutturali.

PROPOSTE
AGRICOLTURA. È il pilastro su cui da secoli si fonda questo territorio. Il 70% però del nostro ambito è ancora agricolo e perciò non possiamo rinunciare a questa grande opportunità anche per il futuro. Un’agricoltura moderna, pulita, innovativa, tecnologica che possa far ritornare alla terra, come da altre parti, i giovani. Il dibattito in questo settore è molto aperto a partire dalla ricerca di nuove soluzioni per uno sfruttamento sempre più naturale della campagna. Naturalmente quando parliamo di agricoltura, non pensiamo solo al duro lavoro della campagna ma a tutta una serie di attività complementari, come le aziende di trasformazione, casearie, ortofrutticole ecc. Dobbiamo accompagnare questo processo al fine di rendere l’agricoltura, oltre che competitiva, sana ed economicamente trainante.
PIANI GENERALI DEL TERRITORIO. Crediamo che questi strumenti di programmazione siano ormai superati dagli eventi, dalla situazione generale e pressante del sistema climatico, e dalle nuove leggi in itinere sul consumo del suolo, dalla deindustrializzazione, dalla denatalità ecc., ci portano a pensare che sia giunta l’ora di arrivare al superamento dei singoli piani generali del territorio e parlare con una sola voce comprensoriale, nel nostro caso l’ambito 8. Per fare un esempio concreto perché non recuperare al lavoro le strutture EX SAFFA o SILTAL o IGAV, o AMETEK CIARAMELLA, evitando la costruzione di nuovi capannoni, supermercati ecc. e preservare il resto del territorio circostante adibendolo ad altre attività che permetterebbero di attrarre nuovi abitanti? Una volta ci si trasferiva in determinati luoghi perché vi era il lavoro, ma ora non è più solo così, anche se in parte ancora vero ma le nuove generazioni soprattutto scelgono di far crescere i loro figli in ambienti puliti, ecologicamente avanzati, tecnologicamente ben serviti, con servizi adeguati e di qualità, moralmente e civilmente sani ( a questo proposito dobbiamo avere un’ attenzione particolare alle nuove mafie che stanno intaccando sempre più i nostri territori con mezzi nuovi e sofisticati), prestandosi piuttosto a viaggiare ben sapendo che al ritorno trovano un ambiente conforme ai loro principi di vivibilità. Tutto ciò spinto da un irreversibile modo di lavorare che consacrerà sempre più lo smart-working.
UN NUOVO MODO DI ABITARE. Perché non sfruttare il così detto housing sociale, tra l’altro finanziato in modo massiccio dalla Fondazione Cariplo, per attrarre nuove famiglie giovani? Solo con l’innesto di giovani famiglie potremo guardare con serenità al futuro. Perché non recuperare l’immenso patrimonio edilizio inutilizzato che da secoli i nostri cortili offrono come sapiente modo di vivere in comunità? Basta pensare, ad es., all’opera positiva e protettiva che i nostri cortili con i loro spazi vitali hanno e continuano ad effettuare durante la pandemia. Contesti abitativi che privilegino la socializzazione, dove bambini e adulti si ritrovino in spazi a loro disposizione e dove si favorisca la sicurezza e la protezione. Nelle nuove costruzioni, in particolare, si dovrà tener conto anche di esperti di criminologia, perché questo permetterebbe di tener sotto controllo da parte di tutti il contesto in cui si vive a scapito della criminalità che purtroppo non sparirà mai. Occorre inoltre intervenire per premiare il recupero del patrimonio esistente, con incentivi ad ogni livello (le persone non ristrutturano e abbandonano i vecchi cortili e caseggiati perché costa di più ristrutturare che costruire ex novo, dando così spazio alla speculazione edilizia e soprattutto alla sottrazione di ulteriore verde).
INFRASTRUTTURE. Non possiamo non partire da due situazioni ormai quarantennali e oltre, per ribadire che sono opere necessarie e indispensabili per il nostro territorio, ossia: il raddoppio della Milano Mortara e la strada di collegamento Vigevano-Malpensa. Mentre la prima è quasi scontata e tutti sono d’accordo (si tratta solo di farla), la seconda ha creato negli anni forte contrapposizioni tra i NOTANG composta da una minoranza che ha caparbiamente difeso il proprio orticello senza proporre soluzioni alternative valide, e una maggioranza, SITANG formata dalla stragrande maggioranza dei cittadini che ha sempre però accettato progetti forniti da ANAS che, non solo sono superati dai tempi ma hanno il vizio di deturpare il territorio in modo violento. IN MEDIO STAT VIRTUS e perciò non è possibile trovare una soluzione che contempli le due posizioni? Del resto il nuovo ministero della Transizione Ecologica non permetterebbe più la riproposizione di una superstrada come quella progettata da ANAS e perciò crediamo che con un ridimensionamento e riutilizzo di strade esistenti, oltre a tratti nuovi, costruiti con i sacri crismi, con piste ciclabili a fianco, con aree vincolate attorno al fine di non deturpare con nuove costruzioni (ora non c’è più il problema dei soldi), si possa trovare e risolvere una situazione che ormai ha del tragicomico. Questa strada di collegamento è per noi vitale se vogliamo che il nostro territorio non soffra ulteriormente e possa rilanciarsi.
METRO’. Un altro aspetto cui dovremo tener conto sarà il collegamento con il capoluogo. Dovrà essere veloce e senza l’utilizzo, possibilmente, di automobili. Una metropolitana che arrivi fino a Magenta da una parte e Abbiategrasso dall’altra potrebbe risolvere questo problema. Del resto, questi prolungamenti sono già previsti, in particolare quello fino a Magenta. Le nuove generazioni, le nuove famiglie che decideranno di venire ad abitare il nostro territorio, dovranno avere però la possibilità di raggiungere il capoluogo in un tempo accettabile, per poter usufruire di tutti quei servizi che solo la città capoluogo può offrire.
PISTE CICLABILI. Non siamo all’anno zero (vedi progetto MIBICI), ma dobbiamo ancora fare moltissimo per collegare i vari paesi tra di loro e i vari paesi con il capoluogo. Dobbiamo creare una rete ciclabile, una sorta di ragnatela che permetta di raggiungere facilmente in bicicletta i posti di maggior frequentazione, come gli ospedali, le scuole, i supermercati, i mercati rionali, i centri storici ecc. Altro aspetto è poi la tenuta di queste ciclabili che spesso sono considerate, una volta fatte, le cenerentole della manutenzione.
URBANISMO TATTICO. Ovvero micro-trasformazioni da effettuare all’interno di ogni singolo comune, attraverso interventi promossi “dal basso”, tendenti a trasformare aree situate in quartieri o centri storici. Aree che da parcheggi diventano pedonali, ciclabili, spazio giochi o piazze di aggregazione, attraverso il semplice utilizzo di vernici colorate e di fantasia. A Milano vi sono già esempi di questo tipo molto ben riusciti; perché non poterli effettuare anche nei nostri comuni?
GESTIONE RIFUTI - ECONOMIA CIRCOLARE. Abbiamo nel Magentino-Abbiatense ben tre società che si interessano alla loro gestione comprendendo ciascuno una serie di comuni, a volte vicini a volte lontani. Ogni comune conferisce poi servizi differenziati, a volte pochi, che non portano ad una razionalizzazione ottimale dei costi. A.S.M. a Magenta partecipata da 10 comuni, A.M.A.G.A. ad Abbiategrasso, IL CONSORZIO DEI COMUNI DEI NAVIGLI di Albairate, 22 comuni. Salvo qualche comune, la maggioranza dei comuni fanno parte dell’ambito otto della nostra città metropolitana. E allora perché non creare una singola azienda per la gestione dei rifiuti (oltretutto già da anni auspicata dal legislatore)? Noi crediamo che in questo caso il “piccolo è bello”, non funzioni. Solo con un’adeguata struttura si potrà in futuro affrontare con economie di scala e di scopo la concorrenza in un settore che è sempre di più in espansione e soprattutto potrà avere per i comuni stessi interessanti ritorni economici.
SMART LAND. Significa letteralmente territorio intelligente con una particolare attenzione alla coesione sociale, alla creatività, alla conoscenza, alla libertà di movimento, all’utilizzo sapiente delle risorse territoriali, all’accessibilità. È con l’ausilio di politiche condivise e diffuse che si occupino, fra le altre cose, di natura, storia, architettura e di un adeguato piano urbanistico che si aumentano la competitività e la bellezza allo scopo di trasformare un territorio da ordinario ad attrattivo. Un luogo dove le diverse identità territoriali sono in grado di esprimersi al meglio perché valorizzate da un’offerta di tematiche, mappature e percorsi avanzati che promuovono e valorizzano sotto tutti i punti di vista il suo valore. Non è forse quello che fa al caso nostro? Ambiente, artigianato, cultura, economia, architettura, produttività, gestione dei rifiuti, riduzione del traffico privato, ecc. possono integrarsi tra di loro per creare un nuovo modello di sviluppo a misura d’uomo che parta dalla cultura dei luoghi, dalle loro specificità, dai saperi tramandati dalle passate generazioni per approdare alla creazione di nuovi laboratori di idee che si mettono in sinergia a partire dalle Start Up e dai giovani.
E proprio ai giovani dobbiamo lasciare spazio, perché il Next Generation EU è rivolto proprio a loro. Mentre normalmente i fondi europei vengono gestiti da coloro che detengono il “potere”, è bene che in questo caso si ribalti il concetto, utilizzando il modello di soccorso che si usa in ogni guerra, e con la pandemia siamo in guerra: reclutare nuove forze, ossia i giovani. Già è stato scandaloso lasciar partire molti giovani oltre i confini nazionali dopo averli fatti studiare; un’energia vitale che ha tra l’altro trovato spesso all’estero riconoscimenti e soddisfazioni. Non sciupiamo anche questa occasione. I giovani portano entusiasmo, freschezza, competenze al passo con i tempi. Coinvolgiamo perciò i giovani in questo progetto, naturalmente sotto la direzione di persone sagge ed esperte; ciò porterebbe i giovani a ritrovare fiducia nelle istituzioni e magari far rientrare in Italia qualche giovane cervello in fuga. In ogni comune del nostro ambito vi sono tanti giovani preparati, laureati, che potrebbero dare un contributo fondamentale per la tutela e la valorizzazione del territorio. E i giovani però, a fronte di una fiducia piena, non potranno, come in guerra, sentirsi estranei e dovranno far sentire la loro voce, quella voce che da molti anni manca sulla scena politica locale e nazionale.
Ci potrebbero essere moltissimi altri esempi da sottoporre all’attenzione, ma crediamo che questi siano sufficienti per capire che direzione dovrebbe prendere il nostro ambito, ossia la creazione di uno scrigno, l’ambito 8 appunto che con una sua caratteristica e peculiarità che riassumiamo per brevità in “QUALITA’ DELLA VITA”, diventi naturalmente, il grande polmone della Città Metropolitana, ossia il suo PARCO, non in senso giuridico ma de facto perché offre agli abitanti ed ai turisti che vengono a Milano, un luogo da visitare al pari del Duomo, il Cenacolo ecc., e da vivere dove la natura fa da padrone e dove il relax, la lentezza, la contemplazione che è sempre abbinata alla meditazione, diventano i cardini portanti per le future generazioni ( un parco come a Vienna o Berlino per fare degli es., dove questo concetto è già stato assorbito, mentre da noi manca ancora questa concezione, con il rischio concreto che non venga interiorizzato dai cittadini). Un turismo lento, non invadente, che può trovare nei nostri luoghi l’alternativa alla città e tutto ciò che la città non può dargli. Insomma, un luogo da invidiare, un posto dove voler vivere, e soprattutto un posto sicuro in tutti i sensi (ricordiamo che a memoria d’uomo nei nostri comuni non sono mai successi grandi catastrofi ambientali e con i cambiamenti climatici questo è un valore aggiunto non da poco).
Dopo la creazione del Parco del Ticino, del Parco Sud e del Sistema Navigli Lombardi, scelte lungimiranti sollecitate dalla partecipazione popolare e adottate da una politica del buon senso e da un’operosità tutta lombarda, quando ancora non si parlava di emergenza climatica, siamo convinti che occorra, partendo da tutto ciò che di buono è stato fatto, continuare in questa opera di salvaguardia e di rilancio del territorio, per dare l’opportunità a noi ma soprattutto alle future generazioni di non trovarsi tra qualche anno spiazzati. Le persone che hanno saputo nel tempo preservare il patrimonio ambientale che viviamo non possono essere tradite e a noi tocca il compito di continuare la loro opera con l’occhio che guarda al futuro. Al nostro territorio non manca niente, dobbiamo solo avere il coraggio di “sfruttarlo”; ne sarà ben felice. Del resto, ormai da anni si assiste ad una continua ricerca e valorizzazione dei borghi più belli d’Italia e caratteristici, e nella nostra zona già due sono entrati in questa classifica: ossia Cassinetta e Morimondo. Ora anche il Corriere della Sera ha cominciato un’interessante iniziativa che si chiama LA NARRAZIONE DEL PAESE NASCOSTO, per la riscoperta e la segnalazione, anche all’estero, di tutti quei borghi e cittadine che meritano di essere segnalate per le loro caratteristiche storiche e ambientali, oltre che per la loro originalità (www.corriere.it/bello-italia/luoghi-da-scoprire); il concorso era valido fino a febbraio ma verrà ripetuto anche il prossimo anno, perché questo è il quinto. Un’altra opportunità da non perdere.
Del resto, diversi Sindaci ed ex Sindaci anche di città importanti hanno sottoscritto un appello affinché i fondi europei non vengano gestiti solo dallo stato centrale e chiedono che la rinascita dell’Italia parta dal basso, dalle città, dalle comunità urbane, dalle loro amministrazioni:” Le città sono il luogo in cui si attuerà o meno il nuovo sviluppo sostenibile, per ridurre le disuguaglianze e aumentare il benessere sociale. Il tutto in coerenza con gli indirizzi di sostenibilità dell’Agenda ONU 2030. I Sindaci dovrebbero rivendicare perciò una maggiore possibilità di spesa e riattivare una sana e fattiva sinergia fra loro. La crisi attuale richiede la capacità di elaborare progetti con una dimensione territoriale e un’economia di scala più ampie”.
CONCLUSIONI E PROPOSTA OPERATIVA
Quanto esposto è la nostra visione per un futuro auspicabile per il nostro territorio e da cui non si potrà prescindere se vogliamo salvaguardare il futuro dei nostri giovani, consegnandogli un ambiente migliore di come le ultime generazioni lo hanno ridotto. Non sarà un cammino facile e neppure rapido; prima avviamo questa impresa e meglio sarà per tutti. Non possiamo più perdere tempo. Chi agisce senza uno sguardo al futuro, non solo progredisce, ma rischia seriamente di tornare indietro.
Proponiamo che i Comuni di riferimento dell’ambito 8 – Magenta, Abbiategrasso, o qualunque istituzione intenda farsene carico – agiscano da catalizzatori e organizzatori di questa iniziativa al fine di rendere operativa la nostra proposta, se considerata meritevole di attenzione.
Proponiamo di conseguenza che venga convocato al più presto un tavolo di lavoro per formulare una mozione che contenga i punti cardine sui quali lavorare e l’organizzazione da approntare (un referente politico, possibilmente giovane e un tecnico per ogni comune, oltre la sede di ritrovo). Questa mozione sarà successivamente da proporre in ogni consiglio comunale del Magentino-Abbiatense per la sua approvazione.
Per ROBECCO FUTURA – Dario Tonetti